Abbi cura di te! E’ il saluto dolce di un padre, una madre, un amore, un amico che ti vuole bene.
Non c’è augurio più bello, sentito e profondo che una persona possa fare ad un’altra. La cura di se stessi per avere cura degli altri.
Nella sua forma più antica cura era usata in un contesto di relazione di amore e di amicizia. Esprimeva l’atteggiamento di vigilanza, premura, preoccupazione e inquietudine nei confronti di una persona amata o di un oggetto di valore.
Ci troviamo di fronte ad un atteggiamento fondamentale, di un modo di essere mediante il quale la persona esce da sé per trovare il suo centro nell’altro con affetto e sollecitudine, non quindi come un ripiegamento narcisistico su se stessi.
Ma ragionando per contrasto l’assenza della cura per noi stessi, i nostri cari, ed i nostri colleghi ci porta ad uno smarrimento, ad un disorientamento, perdiamo i motivi originari che ci hanno portato alle grandi scelte della nostra vita : l’amore, il lavoro, gli amici, l’amore per se stessi e gli altri. Le preoccupazioni di ogni giorno, come roveti spinosi, ci avvolgono senza tregua. Ci vuole uno spazio di tempo per recuperare consapevolezza, per avere cura di se stessi e capire se stiamo rispondendo alla nostra vocazione, ci stiamo auto realizzando. Anche nel lavoro, come nella vita privata, se ci lasciamo andare, ci abbandoniamo agli eventi polarizziamo verso forti competitività o assoluta indifferenza.
Se non progredisci in virtù di necessità retrocedi scriveva Sant’Agostino, Padre della Chiesa. Senza cura non restiamo sospesi e immobili nel tempo ma andiamo lentamente regredendo.
Nell’Alcibiade di Platone, V secolo prima di Cristo, si riconosce l’attività della autoriflessione e della cura per se stessi addirittura scrivendo quello che oggi chiameremmo diario. Questa attività era pensata in modo permanente in tutto lo scorrere della vita eppure non esistevano i tempi frenetici, inquieti e densi di un’angoscia tutta moderna che Massimo Recalcati, noto psicoanalista lacaniano, definisce come angoscia da prestazione. In cui misuriamo tutto tranne che il nostro ben-essere, non avendo cura di discernere qual è l’idea che abbiamo del successo e se questo rispetta i nostri meravigliosi talenti. Matteo 25:15 A uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità; e partì.
Non ci resta che aiutarci, in questo risveglio profondo di tutti i nostri sensi, che è la scelta di prenderci cura ritagliandoci tempo, imparando un metodo e degli strumenti.
Il Coaching umanistico è una possibilità, tra le tante. Il suo paradigma culturale ci consente di mantenere una costante spinta all’autorealizzazione delle nostre capacità e potenzialità personali che allenate diventano i nostri punti di forza su cui lavorare per affrontare le nostre difficoltà. Il metodo ci da alcuni consigli per esempio : per realizzare e soprattutto sperimentare la propria vocazione abbiamo bisogno di una comunità, cioè una rete di relazioni di amici adeguate e orientate ai nostri valori. abbiamo bisogno che i valori siano anche condivisi e ci siano interessi convergenti. Morale: cercatevi dei buoni amici. Interrogatevi anche su chi sono i testimoni credibili che conoscete, persone che vivono la vita con forza e ottimismo affrontando la realtà e le sue prove con grande coraggio. Abbiamo molto da imparare ma i testimoni credibili quasi mai sono volti noti, i più sono umili, sconosciuti, eroi del quotidiano.
Domandatevi quali sono le vostre emozioni positive e quali i vostri sentimenti, distinguendo le emozioni come contingenti, momentanee, passeggere e i sentimenti come il pensiero che abbiamo sulla realtà.
E così la prima sera che siete davanti ad un bicchiere di coca cola o di glen grant ascoltando albano e romina oppure gli U2 e così ispirati scrivete una lettera ad un caro vecchio amico. Raccontategli il significato grande, valoriale delle cose che fate e quali sono i vostri ideali, poi passerete a definire lo scopo che corrisponde al progetto che concretamente contribuisce a realizzare il vostro significato ed infine il senso che è la direzione, le azioni che occorrono per realizzare il vostro scopo.
Se queste tre dimensioni sono in linea siete sulla strada giusta per la cura di voi stessi e degli altri, se non sono allineate è tempo di fermarsi e dedicare tempo a voi stessi. “E’ il tempo che dedicate alla vostra rosa che la rende così importante “ Il piccolo Principe.
Luigi Pietroluongo. Editoriale della Rivista “Il Filo della Vita”, edito dalla Cooperativa Santa Lucia Life