05
Ott

Tre modi sicuri per essere infelici, ma forse già li conosci …

Momenti di felicità.

Conosco tre modi precisi e sicuri per essere infelici. Esperienza provata in prima persona.

Lamentarsi, un po di tutto, sempre, dalla mattina fino a sera. La lamentela ci avvolge, coinvolge, satura ogni spazio nella nostra mente e ci paralizza. E’ una grande tentazione, infatti con un piccolo sforzo ottieni un grande risultato: il ruolo della vittima.

Imporre il nostro bisogno. Esempio: “non ti piace il tuo sedere, vai dal chirurgo estetico”, “tua moglie ti rompe, divorzia, sei un po giù, prendi due pillolette. Nelle relazioni, al lavoro o in con il partner, questa dinamica è devastante. Ci concentriamo per far emergere sempre l’inadeguatezza dell’altro e su questo focalizziamo tutte le nostre energie di tempo e di pensiero, dobbiamo richiedere la felicità che l’altro ci ha sequestrato. I dialoghi iniziano sempre con lo stesso pronome:”Tu!”

Il risultato sarà così che i nodi che sono alla base della nostra relazione saranno in questo modo scientificamente irrigiditi e ancora più aggrovigliati.

Soffocare i propri bisogni quando le cose vanno come non ci piacciono, li soffochiamo per il bene comune e non riusciamo più a definire la nostra identità. I malesseri emergeranno con i segnali tipici del disagio che viviamo sul corpo. Ricordo un amico psicologo quando mi disse che: ” gli attacchi di panico sono i nostri più grandi alleati, se la mente non risponde il corpo ci dice chiaramente che siamo su una strada che non va”.

E allora …qual è il segreto per uscire da queste strategie involutive di sicuro insuccesso ?

Il segreto dei segreti per cambiare gli altri è cambiare se stessi. Le cose non cambiano, siamo noi che le cambiamo. Scegli di essere tu la causa delle cose che non vanno come vorresti. La vita è di chi la fa, chi non la fa la subisce. 

La vita, quella fatta di tutti i giorni, mi chiama ad una mia responsabilità, parola ormai desueta e antistorica! Quella di chiedermi che cosa posso migliorare ? In che modo ? Con quali tempi ? Con quali amici ? Con quale mentore ?

Mettere in discussione le abitudini di sempre ci richiede di uscire dalla nostra zona confortevole, farlo da soli è più difficile, decidere di stare insieme ad una buona compagnia è sempre da consigliare, io scelgo con cura i miei amici.

E per finire vi chiedo qual è la cosa più piccola e più semplice che potete fare subito, per fare il primo passo, per mettere la vostra vita nella direzione che desiderate ?

Luigi Pietroluongo

04
Mar

Lo volete capire che è tempo di fare i Padri !

Cari uomini,

ma avete capito che è tempo di tornare a fare i Padri! Non gli eroi, i santi, gli immortali ma i Padri.

Ma vi guardate intorno ? Siamo dentro una mutazione antropologica che è sconcertante. Arriva un bambino in una famiglia e detta la sua legge, creando una idolatria di nuovi piccoli dei. A loro non si riesce a dire di no in nessun modo.

Qualche sera fa ero in pizzeria con amici, altre famiglie con bambini coetanei dei miei. Nell’attesa della pizza i bambini iniziano a giocare al celeberrimo gioco dell’ acchiaparella. immaginate sette bambini tra gli 8 e i 10 anni che nell’intero ristorante si nascondono sotto i tavoli di altri poveri commensali e corrono e scappano tra camerieri incazzati e gente che entra ed esce dal ristorante. Ebbene ho seguito tutta la scena fin dall’inizio, quello che mi ha lasciato senza parole, è che nessuno dei padri presenti si è accorto di quello che stava succedendo, di più sebbene gli schiamazzi e la gente arrabiata, nessuno si è alzato a contenere, fermare e riportare i bambini al tavolo. Nessuno!

Ho atteso pochi minuti e mi sono alzato DA SOLO per richiamare i bambini e riportarli in uno spazio “confinato” di gioco appositamente attrezzato dentro la sala ristorante. Non mi ritengo l’educatore perfetto, anzi continuo a confrontarmi e ad interrogarmi, ma sono consapevole che se i limiti non li metto io ai miei figli, chi lo deve fare?

Il senso della rinuncia e del sacrificio sono stati per la mia generazione, gli ingredienti per crescere sani nella vita, nel’amore, nelle relazioni, nel lavoro. Sono stati i capisaldi per affrontare tutte le prove che inesorabilmente il quotidiano ci mette davanti.

Oggi rinuncia e sacrificio non sono socialmente più riconoscibili, apprezzati. E per noi Padri, dare il senso del LIMITE è diventata una missione impossibile. Senza porre ARGINI cresciamo generazioni che vivono, come scrive il Professore Massimo Recalcati :” con un senso del godimento permanente” e continua : ” spegnendo ogni desiderio”. Basta guardare tanti adulti che affrontano la vita in questo modo!

E tutti gli studiosi di scienze sociali, di ogni scuola, sono concordi nell’affermare che il risultato di questa mancanza di desiderio e passione sta generando una depressione, apatia giovanile mai così diffusa come in questo momento storico. Anche se va detto chiaramente che non è solo questa la fotografia dei giovani di oggi.

Ma di chi è il compito, se non dei Padri, quello di dare una TESTIMONIANZA nello scoprire passioni, talenti, bizzarie dei propri figli, dei ragazzi ?

E’ tempo di essere adulti, di essere Uomini.

25
Feb

Telemaco è venuto da me

 

Sotto un fior molle di tessuta lana
Ei volgea nel suo cor, per quell’intera
Notte, il cammin che gli additò Minerva. Odissea, I libro.

E Telemaco stette tutta la notte a pensare al viaggio che avrebbe intrapreso l’indomani.

Ma voi quanti ragazzi conoscete che hanno trascorso una notte a pensare al viaggio che hanno desiderio di compiere? In quanti ragazzi vedete ardere la passione di scommettere per qualcosa di grande ? Di ancora sconosciuto ? Di avventuroso ?

Io sono fortunato, li conosco, li vedo tutti i giorni sono i ragazzi che approdano nella mia comunità a metà del loro viaggio. La prima metà del viaggio è quello fisico e geografico dove si percorrono migliaia di kilometri e si vivono traversie di ogni genere, la seconda metà è quando arrivati in un porto si inizia a crescere come uomini e donne mantenedo ancora la Speranza.

Di questi ragazzi ho addosso, sulla mia pelle, i loro sguardi. Sono di emozioni travolgenti, rabbia, gioia, amore, vendetta, speranza. Sono occhi accesi sulla vita che non so descrivere. Sono sguardi di giovani che vivono fino in fondo, senza risparmiarsi, i loro desideri. E per me sono un esempio, una testimonianza, un monito forte e vivo di come da adulto devo vivere la mia vita.

E verso questi nostri adolescenti, non tutti, addormentati, sazi di ogni desiderio, spenti dalla passione, che vivono perennemente in una narrazione disperata del presente o nel consumare tutto subito senza provare la fatica e l’avventura sento una responsabilità profonda.

Sì, perchè a chi spetta il compito di far ardere questo desiderio di infinito ? Chi deve soffiare sul vento dell’entusiasmo dei ragazzi ? Chi deve preoccuparsi non di coprire, proteggere, soffocare, eliminare tutti i problemi ma di vivere le difficoltà come modo vero e profondo per conoscersi come uomini e donne ? Chi lo deve fare ?

Loro, i ragazzi, guardano i nostri occhi, anzi i miei, tutti i giorni. In questi occhi cercano il mondo da sfidare, un’avventura da vivere, una canoa da condurre nelle cascate della vita da soli.

A me resta solo il compito di guardare e dargli tutto il coraggio che posso, che trovo. Tutto il coraggio che chiedo a Dio.

Luigi Pietroluongo

 

30
Dic

Se non progredisci in virtù di necessità regredisci (Padri della Chiesa)

foto di Igor Todisco

di Luigi Pietroluongo

Sono passati ormai diversi anni da quando per la prima volta ho ascoltato questa massima dei Padri della Chiesa : “se non progredisci in virtù di necessità regredisci”.

E’ stata una frase che mi è risuonata dentro per molto tempo, è stato un “effetto pancia” prima e poi invece, piano piano, la metabolizzazione e la consapevolezza che sensa il desiderio, lo stimolo, il coraggio di mettersi in gioco continuamente non si arriva da nessuna parte. Al contrario non è che ci si ferma, come in una sorta di stand by,  immobili e leggiadri ma si regredisce inesorabilmente.

Così come accade naturalmente per qualsiasi muscolo del corpo umano anche di un atleta, se questo non si allena, perde volume, consistenza, forza. Così è per tutto il resto nella vita. La notra formazione, i nostri talenti, la nostra dimensione spirituale, le relazioni, il nostro corpo senza allenamento non si elevano, non restano immobili ma perdono forza, ragione, senso e consapevolezza del nostro vivere.

Per allenarsi ci vuole però un allenatore, un metodo e degli strumenti e costanza.

E’ un tema, questo della nostra crescita umana, troppo sottovalutato che fa pensare. Nelle equipe professionali, che lavorano nelle relazioni di aiuto, è indispensabile affrontare la crescita professionale e umana con un progetto personale.

Il progetto personale per gli operatori prevede tre dimensioni: umana, professionale e culturale ed per ognuna di esse una griglia di domande a cui rispondere per fare il punto della situazione almeno due volte l’anno.

E’ solo uno strumento, uno dei possibili resta chiaro e forte il principio che senza dubbio se non progredisci nelle virtù inesorabilemte regredirai.

 

 

 

01
Ott

Il rischio educativo che nessuno vuole più

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Rifletto da giorni sul fatto che siamo circondati da tantissimi venditori di sicurezze. Sarà che è così evidente che siamo tutti un pò più insicuri, ed il mercato del “non ti proccupare che tu sei forte” è in grandissima ascesa.

Vorremmo eliminare i rischi, essere efficienti, tendere alla perfezione di non si sa bene di quale modello di vita. Un modello figo, uno di successo, come si vede nelle trasmissioni del pomeriggio televisivo oppure in questi reality fasulli e frivoli, finti più della plastica che almeno, se ricilata, ha la sua utilità.

E invece vivere comporta i suoi rischi, si sbaglia e pure tante volte, e se abbiamo qualcuno che ci tende una mano si riparte. Il fallimento è allora il paradigma di un vincente, di uno che ha deciso di mettersi in gioco, di provarci fino in fondo.

Ed a me che sono genitore ed educatore lo ripeto ogni giorno, come un mantra, che non bisogna avere paura e lasciarli andare. Ed è dura perché bisogna fidarsi.

La fiducia però è una cosa difficile, richiama ad un rapporto intimo con se stessi, misterioso, segnato delle rughe e lacrime vissute, delle carezze e delle parole che ci hanno riempito di sogni. E’ un solco che qualcuno ha tracciato davanti a noi, sul quale noi ci incamminiamo senza ragioni seguendo un istinto innato. Dare fiducia ad un ragazzo significa illuminare il suo coraggio, credere in lui come fossimo gli specchi del mago di OZ, sentire di dare un’occasione, di accompagnare verso il volo, di accarezzare insieme il sogno di un giovane che diventa vita.

Tutto molto bello! E quando il ragazzo sbaglia? Ti trasdisce? Non onora la sua parola?

Si deve ripartire, e per farlo occorre saper guardare lontano oltre il momento di amarezza. Ma guardare lontano richiede una fiducia nella vita di cui l’adulto deve aver fatto esperienza. Ci chiede a noi più grandi sempre di metterci in gioco. Ed è una gran fatica soprattutto se non sei allenato.

E allora noi tutti educatori non improvvisiamoci sulla partita della fiducia, alleniamoci insieme. Non c’è cosa più importante che essere per un adolescente il suo trampolino di lancio, la mano che lo rassicura, il coraggio che lo rincuora.

Quel ragazzo sarà un uomo con un sorriso in più.

 

11
Apr

Selezionare, Formare, Innovare

dal diario di questa sera

Sono tre dimensioni più interiori che esteriori, ci aiutano a mantenerci in un atteggiamento attivo, positivo, entusiasta.

Selezionare come discernere. Scegliere i nostri criteri di selezione, prima di tutto etici. Cosa è giusto per me ? E perché ?

Formare come curiosare, contaminarsi. Lasciare che l’esperienza della realtà, compresa l’arte, ci provochi. Continui a porci domande interessanti e desiderio di cercare le risposte.

Innovare come esperienza di ricerca. Atteggiamento del cuore e della mente inquieto. Non pensarsi mai arrivati, godere di quanto fatto ma mantenersi nella posizione di chi deve ancora scoprire.
Madonna della Sapienza, prega per noi!