Ma io chi voglio essere ?

La follia della reporter ungherese

Questa mattina, casualmente, ho rivisto le immagini famosissime della nota reporter ungherese che durante il suo lavoro, ha fatto uno sgambetto ad un uomo, padre con in braccio il proprio figlioletto.

Sono rimasto a pensare, fissando il muro ed immaginando la scena, che cosa può spingere ad un gesto del genere. E cioè infierire con cattiveria su un disperato con in braccio il proprio figlio che vuole salvare, Dio sa solo da cosa, dalla guerra o chissà da quale povertà.

Ho rivisto il video più volte per provare a immaginare le emozioni e i sentimenti così forti tali da voler far male, ledere la dignità, olteppasare la soglia della normale solidarietà, dimenticare che apparteniamo all’unica razza umana che abita il pianeta terra.

All’inizio ho avuto un sussulto di rabbia, di disgusto, un fremore di vendetta.

Poi, ad un tratto, ho pensato a quali sentimenti di rabbia o vendetta mi porto anch’io nel cuore, a cosa mi spinge fortemente a pensare solo a me stesso, a quali ombre, ben nascoste, conservo nella mia intimità, a quali ferite ancora sanguinanti ci sono nel mio orgoglio.

Ho avuto la percezione che tutta quella malvagità della reporter potesse, almeno in parte, appartenere anche a me, ben mascherata dai miei modi.

D’istinto ho sentito che questa immagine rappresenta nella mia vita di oggi uno spartiacque, un modo per affermare con forza che io non voglio essere come lei e che per riuscirci l’unica possibilità, in mio possesso, è cercare di essere un uomo migliore.

Continuare a cambiare me stesso, crescere umanamente, spiritualmente, professionalmente, non fermarmi, affermare, pur con tutta la mia umanità, che si PUÒ fare esperienza nella vita  dei sentimenti di amore, coraggio, giustizia, umanità, temperanza, trascendenza.

Si deve, si può.

Luigi Pietroluongo

 

 

 

 


One comment

  1. Ruggero
    15 Settembre 2018 at 20:36

    Lavorare su se stessi, mi da l’idea di lavorare su qualcosa di concreto. La voglia di “mettere le mani in pasta e “rimodellare” è la voglia di un uomo del fare. Come uno scultore che per realizzare una sua splendida opera, già viva nella sua mente, deve scontrarsi con la pietra grezza e reale che ha davanti ai suoi occhi. Credo che in questo tuo percorso, non senza gioiosa fatica, renderai tangibile, a chi ti è vicino, la virtù della speranza.
    Grazie

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