Il tempo dell’Attesa è arrivato per essere vissuto

 

Siete anche voi, come me, pentiti dei gruppi whatsapp ? O siete di quelli dei “gruppi” a oltranza: la classe, gli amici della V A, il calcetto, le amiche dell’infanzia, gli amanti della lasagna, quelli della domenica, del lunedì, della cena e via all’infinito. 

Oggi siamo dentro all’era del “tutto e subito” , se mandiamo il nostro messaggino whatsapp e non compaiono le doppie spunte, ormai famigerate, si attivano immediatamente i circuiti ansiosi:” perché non mi ha risposto? E’ successo qualcosa ? Non mi vuole più sentire ? Dove mi ha detto che sta c’è linea quindi è in un altro posto ! Mi ha mentito! E via così …

Netflix, On Demand e company ci permettono di vedere le serie TV quando vogliamo, che spesso si traduce in “tutte insieme”, una dopo l’altra senza interruzione, tanto da indurci nella tentazione della maratona televisiva, senza staccarsi dal divano. 

Gli americani, che hanno un nome per tutto, chiamano questi eventi Instant Gratification – gratificazione istantanea, il digitale infatti ci porta a confondere la velocità del mezzo con la velocità del fine, con una sottile illusione di successo, una illusione appunto.

Contiamo i like, i follower, possiamo condividere tutto ed avere il riscontro immediato soddisfacendo, appunto, la nostra gratificazione istantanea e se qualcuno non commenta il nostro cervello inizia a viaggiare e a cercare risposte a domande in nessun modo utili e funzionali  ma soprattutto inappropriate al nostro contesto di vita. Per esempio: perché nessuno mi pensa adesso? Perché nessuno mi considera? I criteri sono appunto i like presi in precedenza e quelli assenti nell’ultimo post.

Tutto e subito però ci porta su strade chiuse, in bilico sui burroni. E’ di qualche settimana fa la triste storia di Lisette, una ragazza della provincia americana che decide di trasferirsi a New York per cambiare vita, si è poi riempita di debiti, fino al tracollo, per mostrare ai suoi follower le foto su Instagram.

Abbiamo perso l’uso della pazienza, la capacità di darsi degli obiettivi di lungo periodo, di dare un significato di valori, un orizzonte di senso, rispondere alla domanda perché abbiamo deciso di fare quello che stiamo facendo oggi? E soprattutto cosa facciamo mentre aspettiamo? E se questa attesa ha un valore ? Il quotidiano ci frulla, la frase più sentita nei discorsi quotidiani è : “corro in continuazione”.

Dovremmo rileggere di come tanti uomini con tante storie di successo, non solo economico, hanno reso l’attesa o sarebbe meglio dire il loro viaggio, fecondo, generativo. 

Il fondatore di Ali Baba, colosso cinese, prima di fondare la sua azienda è stato rifiutato dieci volte da Harvard; il fondatore di angry birds, il gioco più famoso della storia ha fallito, prima di questo, 51 giochi arrivando sull’orlo del fallimento,  l’ideatore di whatsapp quando cercava lavoro è stato rifiutato al colloquio proprio da Facebook per poi rivendergli questa app svariati milioni di dollari qualche anno dopo.

Tutte queste persone hanno amato il loro viaggio, le cose che facevano, il costruirle giorno dopo giorno, con tutti i fallimenti del caso. 

Perché dovremmo dare valore all’attesa, quali sono i vantaggi? Per essere più tolleranti verso i nostri errori ed imparare ad essere più resilienti e con più esperienza, per allenarci alla consapevolezza del tempo che viviamo, qual è la qualità del tempo delle nostre giornate ? Per decidere con discernimento, è giusta questa cosa per me, per la mia storia ? E, infine, soprattutto per imparare, perché dobbiamo darci il tempo per studiare.

Ma ciò che vedo di più in pericolo nella gratificazione istantanea è la possibilità che ci induce, se non otteniamo quello che ci aspettiamo, a recedere verso i nostri obiettivi.

Ma noi tutti sappiamo bene che nella vita le cose che acquistano più valore sono proprio quelle in cui decidiamo che il tempo è stato speso bene.

Luigi Pietroluongo 



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